Rugby: l’Italia torna a mani vuote dal Sudafrica

Contro la Scozia terza sconfitta su altrettanti confronti nei test match australi. Brunel vede comunque segnali positivi

di Gabriele Farina
@Gabri3_0

Alberto Di Bernardo, autore della prima meta contro la Scozia (fonte immagine: Alberto_Di_Bernardo (Graham Wilson, Wikimedia Commons)

Alberto Di Bernardo, autore della prima meta contro la Scozia (fonte immagine: Graham Wilson, Wikimedia Commons)

Non c’è due senza tre. L’Italrugby chiude con una sconfitta, la terza, la sua tournee sudafricana. Un passo indietro rispetto alla selezione vista appena qualche mese fa nel “miglior 6 Nazioni di sempre”, come ha affermato tempo fa coach Brunel. Una beffa, per come è arrivata lo stop contro la Scozia, che però non può e non deve divenire un’attenuante. Così come non dovrebbe divenire una scusa l’arbitraggio, oggetto delle critiche da parte di capitan Parisse “a caldo” dopo la sfida di sabato.

LA DOCCIA SCOZZESE – Con gli Highlander, Castrogiovanni e compagni non hanno espresso il loro miglior rugby. Tanta stanchezza per l’ultimo impegno della stagione prima della pausa, ma anche gli errori in fase di possesso mostrati già contro gli Springboks e contro Samoa. Dopo un primo tempo equilibrato (20-20), l’Italia trova il vantaggio grazie a Di Bernardo. Nel finale, un copione che nemmeno il miglior Hitchcock avrebbe potuto scrivere. Sotto nel punteggio, la squadra di Johnson attacca a testa bassa, producendo anche diciassette fasi di gioco; gli Azzurri arretrano ma non concedono nulla, sino al minuto 81. Sarebbe bastato che l’ovale fosse uscito per proclamare la vittoria azzurra. Così non è stato: Strokosch trova il varco giusto e va a schiacciare a due passi dai pali. Troppo facile per lo specialista Laidlaw trasformare. Due punti, sorpasso, sipario.

L’Italia chiude così 29-30 e termina come fanalino di coda il torneo. Il successo è andato, come da pronostico, al Sudafrica, che ha rifilato 33 punti di scarto agli isolani (56-23). Per quanto si trattasse di test match, è tempo già di primi bilanci.

Tra cinque mesi, sempre per esibizioni, vi saranno test almeno dello stesso livello, con Argentina, Figi e Australia, grande rivincita dopo la gara di Firenze. Si partirà proprio contro i Wallabies, il prossimo 8 novembre.

Non è corretto parlare di rifondazione dopo prestazioni non all’altezza dell’ultima Italia vista sinora; è certo, tuttavia, che Parisse e soci potranno apprendere qualcosa dalla lezione del Sudafrica.

BASI DI PARTENZA – Torniamo a casa con tre sconfitteha dichiarato il selezionatore prima di far rientro con la squadra in Italia – e non possiamo che essere delusi sotto questo punto di vista. La sconfitta contro la Scozia di sabato pomeriggio, anche per il modo in cui è maturata, aumenta il nostro rammarico. Guardando in prospettiva, però, gli aspetti positivi non mancano. Siamo partiti per questo torneo in Sudafrica indicando anche nell’allargamento della rosa uno degli obiettivi che volevamo perseguire. Abbiamo visto alcuni giocatori nuovi, cinque ragazzi hanno fatto il proprio esordio e, cosa più importante di tutte, hanno ben figurato, mostrando qualità interessanti. Sotto questo punto di vista sono soddisfatto”.

Considerando gli aspetti positivi, il coach francese ha puntato tanto sui giovani, ottenendo anche risultati apprezzabili. L’esordiente Leonardo Sarto, subito a meta con la Scozia, ne è solo l’ultimo esempio. “Avrà certamente un bel ricordo della gara”, ha dichiarato coach Brunel al termine. Della bontà dei giovani azzurri in prospettiva è giunta a inizio mese una conferma, con la conquista del Mondiale da parte degli under 20 di Guidi.

Altri giocatori e meccanismi sono da rivedere. La mischia azzurra è stato una fase del gioco in cui l’Italia è stata non all’altezza, di più in tutto il torneo. Errori in touche, al piede e, soprattutto, in fase d’impostazione sono invece il rovescio della medaglia. Elementi su cui dovrà pian piano ripartire il lavoro di Brunel.

La speranza dei tifosi è poter presto apprezzare di nuovo la Nazionale che ha messo paura a Inghilterra e Australia, non certo la squadra vista dalle parti di Durban.

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