Carceri italiane: meno reati ma più detenuti

Le condizioni di detenzione in Italia sono al centro del XIII rapporto di Antigone “Torna il carcere”, che vede diminuire i reati e aumentare il numero di detenuti. Negli ultimi sei mesi gli istituti penitenziari hanno vissuto un incremento di 1.500 unità, arrivando a detenere 56.436 persone

di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79

Giunto alla 13ª edizione, l’associazione Antigone, ha presentato a Roma il rapporto sulle condizioni di detenzione negli istituti penitenziari italiani, alla presenza del capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo, e il Garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma. “Torna il carcere” è il titolo utilizzato per raccontare e analizzare, qualitativamente e quantitativamente, l’universo carceri.

Dal rapporto emergono, prepotentemente e chiaramente, la diminuzione dei reati e l’aumento del numero di detenuti. Negli ultimi sei mesi, infatti, i detenuti, nei 190 istituti penitenziari italiani, sono aumentati di 1.500 unità, raggiungendo 56.436 presenze. Negli ultimi 16 mesi, dunque, la popolazione carceraria ha visto un incremento di 4.272 unità.

Mentre il numero dei detenuti cresce, tra il 2014 e il 2015 i reati sono, però, diminuiti sensibilmente: -6,04% di violenze sessuali, -10,62% di rapine, -6,97% dei furti, -7,41% di usura, -15% di omicidi volontari.

Aumenta il numero di persone in regime di custodia cautelare, che raggiunge il 34,6%, cresce la percentuale degli stranieri, oggi al 34,1%, aumentano i detenuti per condanne inferiori a tre anni raggiungendo il 24,3%, diminuiscono, invece, i condannati per reati superiori a dieci anni.

È proprio il tema della custodia cautelare che preoccupa e allarma maggiormente, l’Italia è il quinto paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti soggetti a questo regime. A fine 2016 i detenuti in attesa di sentenza definitiva erano 34,6%, un numero altissimo considerando che la media europea è del 22%, tutte persone che, fino a prova contraria, potrebbero essere innocenti.

La popolazione straniera censita nelle carceri è rappresentata da marocchini (18,2%), romeni (14,1%), albanesi (13,6%) e tunisini (10,5%).

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Il rapporto analizza nel dettaglio i reati per cui si finisce in carcere e, primi tra tutti, risultano essere i reati contro il patrimonio (24,8% del totale dei reati) seguono i reati contro la persona, reati in violazione delle norme sulle droghe, violazione delle leggi sulle armi, reati contro la pubblica amministrazione, reati di stampo mafioso, reati contro l’amministrazione della giustizia.

L’analisi dell’associazione si sofferma, poi, sulle tematiche legate al sovraffollamento, all’isolamento, al diritto alla salute, fino ad arrivare ai numerosissimi casi di suicidio che, nel solo corso del 2016, sono stati 45. Ghigliottina si è già occupata del tema lo scorso marzo.

Si punta il dito sulla carenza di personale, a mancare sono soprattutto gli educatori (-35,03%) e personale medico e para-medico. I poliziotti penitenziari rappresentano, invece, l’89,36% del personale, gli educatori il 2,17%. Il rapporto tra detenuti e agenti in Italia è di 1,67, in Francia di 2,5, in Spagna di 3,7 e Inghilterra e Galles 3,9.

Il costo del sistema carceri, secondo il bilancio del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Finanziaria), è, nel 2017, di circa 2,8 milioni di euro, più del 70% delle risorse va alla voce “Polizia Penitenziaria”.

Susanna Marietti, coordinatrice dell’associazione Antigone, durante il suo intervento, ha commentato “si sta tornando a un uso distorto del carcere. Dove si continua a essere reclusi senza condanna, avere pochi medici e psicologi, lanciare denunce di abusi e, in alcuni casi, anche a morire.

2 risposte a “Carceri italiane: meno reati ma più detenuti

  1. Condivido pienamente il pensiero della coordinatrice dell’associazione Antigone,Susanna Marietti : Il carcere prima di una condanna definitiva è un abominio e il numero esiguo di figure professionali è un vero scandalo per il recupero dei detenuti . C’è ancora tanto lavoro da fare !!! È giusto tenere sempre viva l’arrenzione.

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