A Milano la prima biblioteca condominiale

Biblioteca Rembrandt 12 è la prima biblioteca nata all’interno di un condominio privato. Si entra per prendere un libro, si finisce per condividere momenti

di Alessia Carlozzo

©Alessia Carlozzo

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Sarà l’aria pungente di Milano, quel profumo di Natale che si sparge inconfondibilmente nell’aria, sarà che fuori fa freddo e cerchi un luogo dove sentirti meglio. Sono in via Rembrandt 12, una zona meneghina lontana dalle luci del glamour e del lusso. Qui si respira ancora un’aria autentica e pulita. Il portone che mi accoglie è quello di normalissimo condominio, come tanti in città. Citofono al n. 80, la scritta recita “Custode”, il resto è totalmente inaspettato.

Inaspettato. È l’unico aggettivo adatto per descrivere questa piccola stanzetta, un tempo ad uso proprio del custode condominiale, di appena 15 metri quadrati. Dentro un piccolo miracolo, che di questi tempi, con un Natale alle porte, conquista e affascina particolarmente.

Lì dentro si stagliano oltre 5mila libri. Lucenti, colorati, sistemati con ordine o “abbandonati” sul tavolo. Librerie alte 4 metri che accolgono parole, storie dimenticate, personaggi in attesa di essere ascoltati. Questa è la Biblioteca Rembrandt 12, questo è un piccolo segreto di una Milano che per una volta mi appare meno fredda e malinconica.

Seduto a quel tavolo, occhi chini sul portatile, mi accoglie Roberto Chiapella, 68 anni e tanta voglia di portare avanti un piccolo esperimento: la prima biblioteca condominiale in Italia e come mi racconterà più avanti, in Europa. “Il giorno dell’inaugurazione mia moglie si aspettava solo poche persone – mi racconta il signor Roberto –, invece è arrivato anche il Direttore della Biblioteca di Milano spinto dalla curiosità e da un articolo apparso su Repubblica. Come lui tantissimi altri”.

Un successo senza precedenti per un piccolo posto che non vive di alcun finanziamento. Gli unici costi sono infatti gli scaffali letteralmente ormai inghiottiti dai volumi, i pochi accessori di cancelleria e il caffè che Roberto non manca mai di offrire. “Perché? Io mi chiedo ancora perché. In tutti i posti dove vado faccio sempre questa domanda. Perché sono finito sui giornali o in tv? Pure in Svizzera! Se una cosa così semplice fa tutto questo clamore, vuol dire che siamo messi davvero male. C’è in atto questa ricerca di non essere più soli, per questo un progetto del genere forse ha successo“.

La Biblioteca Rembrandt 12 apre al pubblico nel giugno del 2013, dopo un’assemblea condominiale non priva di scetticismi nel far entrare esterni nel palazzo. Superato il fattore sicurezza, oggi è un punto di riferimento non solo per questo “civico” ma per moltissimi della zona e non solo. La formula è semplice: fai due chiacchiere e vai via. Magari con un buon libro.

A me sembra di non aver fatto nulla di speciale, qui le persone vengono fan due chiacchiere, si parla del più e del meno, entrano ed escono. Ci si racconta i fatti della vita e ci si sente meno soli. Questo era lo scopo iniziale, nato chiaramente per i condomini“. Poi dal giorno dell’inaugurazione è venuta gente da fuori e da lì è scattata la molla di voler far entrare dentro la biblioteca le persone esterne. “Se non ci fossi riuscito, avrei portato fuori i libri“, sottolinea sempre il signor Roberto.

Unica nel suo genere, solo New York lo ha battuto e via Rembrandt 12, lì dove esperimenti di condivisione nei condomini e nei quartieri sono ormai una realtà consolidata. “Ci sono un po’ di repliche in giro. Ora sono in contatto con la Biblioteca del Comune di Milano per cercare di fare un po’ rete. Ne esisteva una Roma, ora una a Reggio Emilia con cui farò un gemellaggio e ne sta nascendo una Padova”.

Un progetto che, superando di parecchio i confini condominiali è arrivato anche su Facebook, dove sempre Roberto, con il talento di un social media manager ormai navigato, ha creato la pagina ufficiale della Biblioteca e dove ammette candidamente di perderci anche tre ore al giorno per curarla al meglio. “Avere questo tipo di pagina, dove entrano gruppi letterari e giovani scrittori, aiuta ad aprire questo spazio ancor di più all’esterno“.

Eppure, al di là di tutto, come si fa a metter su una biblioteca condominiale? “È facile e difficile allo stesso tempo – commenta seraficamente l’ideatore –, devi farti conoscere dagli altri condomini, renderti disponibili e non litigare“.

Il risultato è un condominio di 72 famiglie dove ora si conoscono tutti. Le famose scene di imbarazzo che caratterizzano i momenti in ascensore, con la difficoltà oggettiva di non sapere mai cosa dire, vengono oscurate da questa stanzetta a pian terreno, dove tutti si recano anche solo per far due chiacchiere, senza dover per questo sentirsi obbligati a prendere in prestito un libro.

Ancora Roberto: “Le persone che vengono qui sono già filtrate. Il libro le attira, però poi quando arrivano si fa altro insieme. Parlano ed è questo l’aspetto primario di questo posto. Anche se poi ho anche dei piccoli primati: ho fatto leggere a quattro persone, per la prima volta in vita loro, un libro. Se tu con le persone ci parli, scopri i loro gusti e alla fine sai cosa consigliargli“.

Basta guardarsi intorno per rendersi conto che lo spazio sta però finendo ma il signore che ha messo in piedi questo posto non sembra preoccuparsene troppo. Metterà i libri in un altro posto e li farà ruotare all’interno della biblioteca. “Lo sai che se mi dicessero che mi allargano di 10 metri il locale io dico di no? Perché quando sono seduto qui al tavolo e tu sei lì sul divano, io posso parlarti. Se una persona va’ dieci metri più in là non ci riesco più. Cambia tutto, diventa un’altra cosa“.

Un’altra caratteristica della Biblioteca Rembrant 12? Nessuno vi cercherà mai tra gli scaffali il libro per il quale siete venuti. Altrimenti, spiega sempre Roberto, si perde il senso di tutto: “Indico più o meno dove si trova, poi mentre la persona lo sta cercando, frugando tra le varie copertine, si parla”. Il contatto e l’interazione quindi come scopo primario, il libro è solo il mezzo, ma passa inesorabilmente in secondo piano pur mantenendo un ruolo da protagonista.

Riparavo televisori – mi racconta ancora –, andavo nelle case delle persone e ho imparato a conoscerle proprio grazie a questo lavoro. Riparare i televisori era l’ultima cosa a cui pensavo, dovevo conoscere la persona che avevo davanti e solo dopo sapevo cosa fare. Era sempre una ricerca continua. I televisori erano una cosa fredda, come i libri, le persone no. Scavavo e le stimolavo, perché solo in questo modo è più facile che una persona parli con te, anche se non ti conosce. Questa era una mia piccola soddisfazione e l’ho voluta riportare qua“.

Perché oltre a prendere i libri, ci si racconta sempre qualcosa. “E questi aspetti qui sono un po’ abbandonati – insiste Roberto –, le persone sono più schive, non parlano più, non conoscono il vicino di casa. Se non conosci nessuno, anche nel tuo stesso condominio, e ti succede qualcosa, da chi vai?”.

Sul tavolo c’è un piccolo albero di Natale realizzato con carta di giornali, è onesto e semplice. Ma sa di buono, come le gelatine alla frutta al suo fianco. Ne prendo due al volo e decido che quando tornerò, lascerò  un libro come già fanno in tantissimi a Milano.

Perché è così che la Biblioteca vive, con i libri regalati quotidianamente da persone esterne, molti dei quali spesso vengono donati da Roberto al carcere di Opera o alle scuole.

Lo lascerò per dare un piccolo contributo a quella che Roberto ha definito una piccola “rivoluzione pacifica” e che forse riuscirà a coinvolgere molte altre realtà condominiali italiane. Per sentirsi forse meno soli, in un posto che ogni giorno chiamiamo casa.

Biblioteca Rembrandt 12
Via Rembrandt 12 – Milano
Orari di apertura al pubblico:
Lun – Mer – Sab dalle 16.00 alle 18.00

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